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Il DNA ambientale viene estratto in laboratorio dai campioni d’aria. Il materiale genetico fornisce informazioni sullo stato della fauna e della flora in una data regione. Fotos: DNAir
Il DNA ambientale viene estratto in laboratorio dai campioni d’aria. Il materiale genetico fornisce informazioni sullo stato della fauna e della flora in una data regione. Fotos: DNAir

Il DNA ambientale viene estratto in laboratorio dai campioni d’aria. Il materiale genetico fornisce informazioni sullo stato della fauna e della flora in una data regione. Fotos: DNAir

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Cosa ci dice l’aria sulla biodiversità

Misurare la biodiversità è complesso. La start-up DNAir vuole rendere questa operazione più facile con una tecnologia innovativa che analizza le tracce di DNA nell’aria, grazie anche a Startups for Sustainable Development, il programma di Google.

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Cosa ci dice l’aria sulla biodiversità

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Che tipo di farfalle vivono in città? Si trovano ancora orbettini tra le siepi? È vero che a bordo strada cresce la piantaggine? Quelle che sembrano domande di una lezione di scienze naturali sono in realtà interrogativi che autorità, organizzazioni e aziende si pongono sempre più spesso. La biodiversità è infatti passata dall’essere un passatempo esotico destinato ad amanti della natura a un punto importante dell’agenda dei decisori. Le aziende che hanno sotto controllo i rischi legati alla biodiversità ottengono prima un’autorizzazione, comunicano meglio con le comunità locali e guadagnano punti all’occhio degli investitori.

Quanto la biodiversità sia fondamentale ai fini della nostra sopravvivenza è sotto gli occhi di tutti: la diversità di specie e di ecosistemi ci garantisce acqua pulita, ci protegge dalle catastrofi naturali e regola il clima. Meno conosciuto è invece il suo significato specifico per l’economia. Come è emerso da uno studio del World Economic Forum (WEF), la metà della creazione di valore globale – dall’industria alimentare al settore delle costruzioni fino alla farmaceutica – dipende di fatto dalla natura.

Un game changer

C’è però un problema: la biodiversità è molto più difficile da misurare rispetto, per esempio, ai gas serra. «Solo il 7% della superficie terrestre è stato studiato dal punto di vista della biodiversità. Tra lo stato delle conoscenze e la realtà c’è un divario enorme», afferma Stephanie Feeny, cofondatrice della start-up DNAir di Zurigo. Rilasciare dichiarazioni sulla biodiversità di un sito comportava finora una mole di lavoro titanica: per i gruppi di ricercatori voleva dire passare intere giornate a cercare, osservare, contare, raccogliere e catalogare le specie, il che rendeva le analisi estremamente complesse e onerose.

Ed è esattamente qui che la start-up zurighese DNAir ha segnato una svolta con una nuova tecnologia per la quale ha presentato domanda di brevetto. Animali, funghi e piante rilasciano nell’ambiente esterno frammenti di materiale genetico. Il DNA ambientale, detto anche eDNA, è espulso nell’aria attraverso per esempio il respiro, la desquamazione della pelle, il muco, le feci o i movimenti. «Con la nostra tecnologia preleviamo l’eDNA di quasi tutte le specie viventi da campioni di aria e lo sottoponiamo ad analisi», spiega Feeny. L’analisi ci rivela lo stato di fauna e flora di una determinata area. Spesso si ottengono anche indizi su specie che i ricercatori non avevano mai avvistato prima.

«Siamo così in grado di valutare i rischi per la biodiversità in modo molto più rapido ed economico rispetto ai metodi tradizionali», afferma Feeny. La tecnologia di DNAir ha tutte le carte in regola per diventare un game changer: consente di monitorare interi ecosistemi, di fornire valutazioni su aree più estese in tempi relativamente brevi e di formulare affermazioni sui cambiamenti della biodiversità nel corso del tempo. In questo modo, sulla base di dati di campionamento del DNA efficaci e automatizzati, si possono per esempio valutare gli effetti di un progetto. Anziché trascorrere intere giornate a perlustrare la zona, è sufficiente prelevare qualche campione d’aria.

Al momento un progetto pilota dell’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM), dell’ETH di Zurigo e della Fondazione Valery sta confrontando i dati raccolti con la tecnologia DNAir con quelli ottenuti da metodi convenzionali. «Tuttavia, non ci consideriamo in competizione con altri approcci. La nostra tecnologia è più che altro uno strumento integrativo che permette di misurare la biodiversità del pianeta», sottolinea Feeny.

DNAir non è la prima start-up per Feeny, che è già stata in precedenza Chief Growth Officer di Restor, uno spin-off dell’ETH che incrocia l’impegno personale per l’ambiente con set di dati provenienti da tutto il mondo. «Già ai tempi di Restor ho avuto modo di conoscere gli specialisti di Google Svizzera che ci hanno aiutato su più fronti», ricorda Feeny. All’ETH ha poi incontrato Fabian Roger, uno scienziato che da diversi anni faceva ricerca sull’analisi dei frammenti di DNA nell’aria. I due hanno capito subito di avere competenze complementari e che con il loro know-how avrebbero potuto sviluppare un prodotto commerciabile.

Foto: DNAir

Il DNAir per la raccolta dati e la conservazione del DNA in attesa di brevetto.

Il sostegno di Google

Non c’è da stupirsi che anche DNAir si sia rivolta a Google per una consulenza sullo sviluppo del proprio modello progettato per analizzare i dati dell’eDNA. In poco tempo sono state individuate diverse soluzioni per far crescere la giovane azienda. In primo luogo, nell’ambito della Google Climate Action Challenge, i professionisti di Google hanno aiutato il team di DNAir a progettare l’interfaccia utente per un primo prototipo. «Come start-up abbiamo avuto accesso gratuito all’esperienza e alla competenza del colosso, il che ha accelerato e ottimizzato lo sviluppo del nostro prodotto», dice Feeny.

DNAir è una delle dodici aziende svizzere a beneficiare sia del programma di promozione delle start-up di Google «Google for StartUps» sia dell’iniziativa di Google «Startups for Sustainable Development ». Quest’ultima promuove in modo mirato giovani imprese innovative che concorrono a trovare soluzioni per i 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile formulati dall’ONU. «DNAir risponde a questo criterio. L’azienda contribuisce all’obiettivo di sviluppo 15 Vita sulla Terra perché la sua tecnologia aiuta a valutare la salute dell’ecosistema», spiega Dennis Tietz, Strategic Partnerships Development Lead di Google Svizzera. L’idea del programma di sostegno Startups for Sustainable Development nasce originariamente dal centro di ricerca Google di Tel Aviv. Oggi sostiene circa 400 start-up in oltre 70 Paesi in una vasta gamma di settori, dai servizi per il personale alle tecnologie IA. «Per noi la collaborazione con le start-up è un’opportunità per individuare sul nascere i nuovi trend e affrontare le sfide dei mercati emergenti», dice Tietz.

Sfruttare le potenzialità dell’IA

Cosa può aspettarsi una start-up che si qualifica per il programma? Google interviene su tre piani, dice Tietz. In primo luogo inserisce le start-up in una rete di esperti di diversi settori specialistici. «In secondo li mette in contatto con partner di investimento, comprese le società di venture capital, perché possano rendere la loro soluzione scalabile», continua Tietz. E in terzo luogo mette a disposizione delle start-up le proprie piattaforme tecnologiche.

Il gruppo tecnologico ripone grandi speranze nell’IA. «Crediamo che l’IA e l’agire collettivo abbiano un potenziale enorme per costruire un futuro più sostenibile ed economicamente prospero », afferma Tietz. Un recente studio di Google suggerisce che nei prossimi dieci anni l’apporto all’economia europea della sola IA generativa potrà essere di 1200 miliardi di euro. Ma in che modo l’IA aiuta concretamente ad affrontare i problemi ambientali? Dennis Tietz fa qualche esempio: Google ha di recente lanciato il primo satellite FireSat che rileva gli incendi boschivi allo stadio iniziale. Lo strumento Google Maps ad accesso gratuito permette di pianificare agevolmente rotte aeree a basso consumo di combustibile. All’obiezione che anche l’IA consuma energia, Tietz risponde: «L’Agenzia Internazionale per l’Energia stima che l’introduzione su larga scala delle attuali applicazioni di IA potrebbe portare entro il 2035 a un abbattimento delle emissioni da tre a cinque volte superiore alle emissioni che si prevede producano i data center».

Già oggi risulta evidente che la biodiversità continuerà ad aver un peso sempre maggiore per molti settori e per le autorità di regolamentazione. Tra dieci anni i campionamenti dell’aria potrebbero essere la norma quanto lo sono oggi le analisi dell’acqua. «Non siamo che all’inizio», dichiarano Tietz e Feeny. Ma è un inizio che si prospetta promettente. Le risposte alle nostre domande più urgenti sulla biodiversità potrebbero quindi davvero viaggiare sul vento. Dovremo solo catturarle al volo.

Dichiarazione: Questo contenuto è stato creato dalla redazione di Sustainable Switzerland su incarico di Google.

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