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Sosta alla stazione a idrogeno: la BMW iX5 Hydrogen viene sottoposta a collaudi estremi come SUV laboratorio prossimo alla produzione in serie. Foto: BMW

Clima ed energia Contenuto partner: BMW

L’alto potenziale dell’idrogeno

Gli esperti non hanno dubbi: l’idrogeno è tra i protagonisti della svolta energetica. L’azienda automobilistica BMW scommette sull’«H2 verde» e lo testa a livello mondiale con una flotta pilota sulla base della BMW X5.

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L’alto potenziale dell’idrogeno

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Mentre i veicoli elettrici a batteria (BEV) vengono immessi sul mercato a gran velocità, un’altra tecnologia dei motori a zero impatto locale occupa un posto ancora di nicchia: quella dell’idrogeno. Sono tanti gli esperti convinti che l’uso di questa fonte di energia versatile nei veicoli elettrici a celle a combustibile (FCEV) possa giocare un ruolo chiave nella corsa al trasporto sostenibile e alla transizione energetica. I veicoli elettrici a batteria da soli non basterebbero a raggiungere l’obiettivo di una mobilità il più possibile senza emissioni.

«L’idrogeno è il modo più efficiente per immagazzinare e trasportare le energie rinnovabili», spiega Oliver Zipse, CEO della casa automobilistica mondiale BMW. «Questo potenziale andrebbe sfruttato anche per accelerare la trasformazione nel settore dei trasporti. L’idrogeno è il tassello mancante per una mobilità a emissioni zero – perché per poter avere in tutto il mondo una mobilità priva di effetti sul clima non basterà una sola tecnologia».

Alta densità energetica

L’idrogeno (H₂) è un gas incolore e inodore che trova già oggi applicazione nell’industria chimica. Si distingue in particolare per l’elevata densità energetica, ben superiore a quella dei combustibili fossili. La cella a combustibile converte questa energia in elettricità per la trazione elettrica emettendo solo vapore acqueo come «gas di scarico». E poi bastano pochi minuti per fare il pieno d’idrogeno. Un veicolo elettrico con tecnologia fuel cell a idrogeno abbina quindi i vantaggi della neutralità carbonica della mobilità elettrica con la possibilità di usare il veicolo con la stessa flessibilità di quelli attuali con motori a combustione.

Per l’ingegnere automobilistico Christian Bach è chiaro che la mobilità futura dovrà anche «rendere fruibili durante tutto l’anno le fonti energetiche solari ed eoliche fortemente variabili». Da 20 anni Bach dirige il dipartimento Sistemi di propulsione per veicoli presso l’EMPA (Materials Science and Technology), un settore di ricerca dell’ETH di Zurigo. Quello che osserva nel dibattito sui pro e contro dell’idrogeno è un approccio a suo dire troppo superficiale. I problemi della transizione energetica vanno valutati nella loro complessità. «Con il fotovoltaico avremo un forte surplus di elettricità, specie in estate, quando dagli impianti solari si ottengono 3/4 della resa annua. Per contro in inverno assistiamo a una penuria energetica, un tema che tornerà d’attualità in questi giorni. L’idrogeno diventa quindi fondamentale, p. es. nella mobilità». La perdita di efficacia durante la produzione d’idrogeno spesso addotta come argomento a sfavore non convince Bach: «È paragonabile a quella risultante dalla produzione di energia con centrali ad accumulazione con pompaggio», afferma.

Presso l’EMPA il tecnico 59enne Christian Bach è responsabile anche del cosiddetto dimostratore che serve a rendere visibili le conoscenze scientifiche. E infatti ha accompagnato, p. es., il progetto di Climeworks che permette di filtrare il CO₂ dall’atmosfera e, in combinazione con l’idrogeno, di convertirlo in carburante sintetico. Ha inoltre partecipato alla realizzazione della prima stazione a idrogeno della Svizzera e di un impianto fotovoltaico innovativo dotato di accumulatore.

Le auto, serbatoi d’energia

Da molti anni a cavallo tra ricerca e applicazione pratica, Christian Bach non ha dubbi: la mobilità del futuro deve dimostrarsi in grado d’immagazzinare energia. «Altrimenti finiamo per sottrarre l’elettricità a qualcuno che dovrà poi sostituirla con risorse fossili», argomenta. In questo scenario le vetture elettriche a batteria o con serbatoio d’idrogeno potrebbero accumulare energia, sebbene sia il trasporto merci il settore dove l’idrogeno trova maggiormente impiego. Per l'aviazione, invece, la miglior via per la decarbonizzazione sarebbero i carburanti sintetici.

Un approccio globale paragonabile è quello seguito dalla BMW a Monaco di Baviera, dove il Dr. Jürgen Guldner, General Programm Manager Hydrogen Technology, è responsabile dello sviluppo del veicolo a idrogeno iX5 Hydrogen e dell’attività aziendale di ricerca correlata. La posizione di Guldner sulla questione energetica è pragmatica: «Bisogna usare qualsiasi tecnologia utile per la decarbonizzazione. Si tratta di coinvolgere tutte le persone. In presenza di più opzioni la transizione verso nuovi tipi di trazione sarà più veloce», afferma l’ingegnere che ha studiato a Monaco, Tokyo e in California.

Rispetto a un BEV, per determinati campi di applicazione il motore a idrogeno presenta dei netti vantaggi: «Nella logistica “just in time”, p. es., non c’è tempo per rifornire i veicoli. Per questo l’idrogeno si presta meglio al traffico pesante », spiega. La BMW iX5, l’auto sperimentale vicina alla produzione in serie attualmente sottoposta a un collaudo estremo, fa il pieno di H₂ in pochi minuti, mentre un BEV richiede molto più tempo anche usando una colonnina di rifornimento rapida. «Nel settore automobilistico i veicoli a idrogeno possono essere una valida integrazione di quelli puramente elettrici dato che anche qui ci sono dei casi in cui è importante rifornirsi con velocità», spiega Guldner. E anche alle basse temperature l’idrogeno dà prova di essere una buona alternativa. Il freddo, infatti, riduce notevolmente la durata della batteria. Come il responsabile del dipartimento dell’EMPA Bach, anche Jürgen Guldner insiste su una visione globale delle cose: «È necessario ampliare l’orizzonte di osservazione. Nel caso dei veicoli elettrici p. es. va tenuto presente l’intero ciclo di vita. Dalle materie prime estratte dal sottosuolo fino al riciclaggio delle componenti della vettura al termine del ciclo». Rispetto a un BEV, la batteria di un’auto H₂, p. es., necessita del 90% in meno di materie prime critiche, il che a sua volta diminuisce le dipendenze dalla catena di fornitura.

«La Svizzera è oggi un paese esemplare per la produzione e l’utilizzo dell’idrogenoverde.»

Precedenza agli autocarri

Con una piccola flotta di veicoli dimostrativi iX5 Hydrogen, BMW intende valutare i vantaggi e gli svantaggi di questa tecnologia nella realtà quotidiana di utenti di ogni tipo a livello internazionale. Se il test andrà a buon fine, sarebbe possibile passare alla produzione in serie di veicoli a idrogeno già in questo decennio. Ma come per ogni tecnologia occorre aspettare il momento giusto. «La tecnologia a idrogeno poggia anche sull’infrastruttura. In un primo passo verranno costruiti i distributori per gli autocarri, che in un secondo momento saranno messi a disposizione anche delle autovetture nelle stazioni multimodali», dichiara Jürgen Guldner.

La Svizzera è ormai quasi un esempio mondiale proprio per questo tipo d’infrastruttura. L’ingegnere dell’ETH e manager Rolf Huber ha iniziato a occuparsi del tema dell’idrogeno 13 anni fa con la sua impresa H₂ Energy. «Mi interessava la transizione energetica e ho iniziato a creare dei modelli di calcolo. Ci è voluto poco per capire che l’idrogeno è indispensabile. Attualmente il consumo totale di energia in Europa si aggira sui 16000 terawattora (TWh), 2000 dei quali in elettricità», dichiara Huber. In Svizzera si aggirerebbe intorno a 225 TWh, di cui 60 TWh per l’elettricità.

«L’idrogeno non deve essere ridotto alla funzione di carburante. Disponiamo già di centrali rinnovabili la cui energia non entra completamente in rete perché mancano le risorse», afferma. Lo stoccaggio sotto forma d’idrogeno potrebbe ridurre il problema.

La Svizzera intanto, anche grazie allo spirito imprenditoriale di Huber, viene presa a modello per la produzione e l’utilizzo dell’idrogeno verde. Il gas è prodotto da fonti energetiche rinnovabili in due centrali, a Niedergösgen e San Gallo, ed erogato nelle 14 stazioni di rifornimento a H₂ presenti ad oggi sul territorio nazionale. Entro la fine dell’anno diventeranno 20, collegate alla rete più fitta di distributori a idrogeno pro capite del mondo.

I dati principali dell’iX5 Hydrogen della BMW mostrano con chiarezza perché l’idrogeno è così promettente come vettore energetico per la mobilità. Il veicolo fa il pieno in 3-4 minuti e ha un’autonomia fino a 504 km che non viene compromessa dalle basse temperature. Anche questo un aspetto che lo renderà uno dei protagonisti della mobilità futura, specie durante l’inverno svizzero.

Foto: BMW

Fonte: BMW

Il Dr. Jürgen Guldner dirige il programma di ricerca sull’idrogeno del BMW Group.

Ecco come funziona

Nei veicoli a idrogeno la trazione è garantita da una cella a combustibile. Il «carburante» è l’idrogeno allo stato gassoso distribuito nelle stazioni di rifornimento a idrogeno. Nel corso di un processo chimico questo gas reagisce con l’ossigeno presente nell'aria. L’energia immagazzinata nell’idrogeno viene liberata sotto forma di elettricità che alimenta un motore elettrico. Quando la produzione avviene per elettrolisi dell’acqua e l’elettricità necessaria deriva da fonti energetiche rinnovabili si parla di «idrogeno verde» senza CO₂. Tuttavia la sua produzione è energivora. Per questo in futuro avverrà soprattutto in regioni con una resa potenzialmente alta di energia rinnovabile o dall’energia elettrica in eccesso.

Dichiarazione: Questo contenuto è stato creato dalla redazione di Sustainable Switzerland su incarico di BMW.

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