Wackernagel non è un attivista, ma un analista. Le sue argomentazioni sono pragmatiche e scomode allo stesso tempo. Egli sostiene la necessità di considerare la sostenibilità non come un dovere morale, ma come una necessità economica. Le aziende e i Paesi che adottano tempestivamente modelli sostenibili avrebbero semplicemente un vantaggio competitivo. "In ogni scenario di cambiamento climatico, il campo di applicazione biofisico si restringe", riassume. "Ciò che avrà valore è ciò che funziona in questo futuro".
Per Wackernagel, la sostenibilità non è uno stato, ma la resilienza, ovvero la capacità di anticipare e resistere agli sviluppi. "La sostenibilità a lungo termine di Paesi, città e aziende dipende dalla capacità di capire cosa ci aspetta. Così potranno prendere decisioni migliori".
I riconoscimenti per il suo lavoro si stanno accumulando: nel 2024, Wackernagel ha ricevuto il premio inaugurale della Famiglia Nobel per la Sostenibilità, come riconoscimento per il suo impegno decennale nel definire l'impronta ecologica come base per lo sviluppo sostenibile. A settembre è stato anche premiato come Sustainable Shaper, un leader di pensiero che traduce la conoscenza in cambiamento. Nonostante l'attenzione internazionale, rimane modesto: Premi e onorificenze sono soprattutto piattaforme per parlare dell'uso delle risorse, "come qualcosa di necessario, non di nobile".
Il suo lavoro si estende da tempo al di là della scienza: capi di Stato, il Segretario generale delle Nazioni Unite e l'ex Papa citano tutti le sue statistiche. Wackernagel ha dato al mondo una misura, creando così la consapevolezza che il futuro non aspetterà finché non saremo pronti.